MARCO GINANNESCHI PODCAST – I podcast stanno diventando sempre di più uno degli strumenti più utilizzati per fare informazione. In piena pandemia di Coronavirus, infatti, l'umanità ha sentito sempre di più l'esigenza di comunicare, di restare in contatto e, per farlo, si è affidata alle risorse del web. Ma cos'è un podcast? In parole povere, si tratta di una tecnologia che ci permette di ascoltare degli audio su internet, attraverso degli RSS, oppure su alcune piattaforme specifiche che hanno come scopo la creazione di veri e propri canali personali (o professionali). Il podcast consente ad un utente di ascoltare una trasmissione dal vivo (molto simile ad una radio, per internderci), ma soprattutto gli dà la possibilità di riascoltare una trasmissione appena terminata e di averla sempre a disposizione in un archivio dedicato.
Podcast e il post-Coronavirus, l’intervista a Marco Ginanneschi
È recente l’intervista a Marco Ginanneschi, docente di Economia aziendale alla Link Campus University, nella quale proprio attraverso l’utilizzo di un podcast, si è parlato di fase 2 e di rilancio dell’Italia nel “post-Coronavirus”.
La fase 2 può rimettere velocemente in moto la produttività delle nostre aziende?
“Sicuramente il fatto di riaprire le attività può essere considerato un punto di inizio. Occorre prudenza, però, sulle aspettative di reali benefici. Gli adempimenti previsti della nuova normativa sono complessi e costosi. Oltre al fatto che la forza lavoro in molti casi dovrà essere ridotta per mantenere il distanziamento sociale. La vera sfida per gli imprenditori, già eroi di tutti i giorni, sarà quella di avere nuovi equilibri di gestione, cercando di ottimizzare i costi. Compatibilmente all’inevitabile diminuzione della capacità produttiva. Il credito di imposta sugli affitti degli immobili commerciali e la proroga degli ammortizzatori sociali possono essere una boccata di ossigeno. Il danno dei mancati introiti, però, sarà solo parzialmente risarcito con questa manovra”.
Qual’è allora la ricetta giusta per far ripartire l’economia?
“Ogni volta che vedo il Presidente Conte in collegamento con i giornalisti, date le difficoltà di ricezione, mi chiedo se il nostro Paese possiede infrastrutture strategiche adeguate. Sottovalutiamo il fatto che, se vogliamo mantenere le prime posizioni al mondo come paese industrializzato, occorre mettere le aziende italiane nelle condizioni ottimali per produrre. Già da diversi anni ci sono carenze nella viabilità, nella comunicazione digitale, nella rete energetica e in molti altri settori strategici. Per questo, perdiamo di competitività a livello internazionale. La ricetta migliore sarebbe quella di non disperdere risorse con micro finanziamenti a pioggia di dubbia utilità. Occorre invece affrontare i temi di rinnovo delle infrastrutture che nell’immediato generano occupazione. Con l’accortezza di intervenire in deroga nel codice dei contratti pubblici per la realizzazione delle grandi opere con bandi di gara riservati alle sole aziende italiane”.