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Bianchessi: "Nelle giovanili c'è un limite che nessuno cerca di superare"

19 Settembre 2024
- Di
Viola
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Monza Bianchessi Giovani italiani calcio LaPresse
Tempo di lettura: 2 minuti

Il calcio italiano, seppur sia riuscito a mandare ben 5 squadre in Champions League, ne abbia due in Europa League e una in Conference, non sta passando il suo miglior momento. Le ultime partite vinte dalla Nazionale italiana in Nations League contro Israele e Francia hanno fatto vedere qualcosa di buono, ma bisogno sempre tenere a mente che gli azzurri non si sono qualificate al Mondiale per due edizioni di fila, mancano dalle Olimpiadi (dove si presenta la Nazionale U21) dal 2008 per terminare con la pessima prestazione vista all’ultima edizione degli Europei giocati da campioni in carica. Il problema, a detta di molti sta dietro alla gestione di tutto il movimento giovanile. Ha ribadito il concetto anche Mauro Bianchessi, Direttore Generale del Settore Giovanile dell’AC Monza, ai microfoni di LaPresse. Ecco le sue parole. 

Bianchessi sui problemi del calcio italiano e i settori giovani

“I settori giovanili in Italia lavorano, producono giocatori e i risultati sono davanti agli occhi di tutti con le vittorie dei vari campionati europei, con il Mondiale Under 20 in cui siamo arrivati in finale. La produzione di calciatori c’è, poi c’è questo stop che arriva tra la primavera e la prima squadra, perché gli allenatori delle prime squadre piuttosto che far giocare un ragazzo di 19-20 anni, che qualche errore può farlo, preferiscono un ragazzo di 28-30 anni. Questo è un limite a cui nessuno cerca di sopperire. Basterebbe impiegare un ragazzo che abbia giocato sei anni nel settore giovanile, uno in campo e tre in panchina, e verrebbe risolto il problema dei giocatori italiani. 

Servirebbe una persona con grande autorevolezza e intelligenza per trovare una soluzione comune, non tanto per il bene dei campionati o delle under o delle primavere ma per il bene del calcio italiano. Noi abbiamo giocatori forti, abbiamo prodotto giocatori forti, ci manca l’ultimo step, che deve venire da chi dirige il calcio”.

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