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Prurito uremico: in Italia arriva la prima terapia specifica, ma l'accesso resta disomogeneo

29 Ottobre 2025
- Di
Redazione
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Prurito uremico nuovo farmaco Italia
Tempo di lettura: 4 minuti

Un nuovo trattamento farmacologico per il prurito associato alla malattia renale cronica è finalmente disponibile nel nostro Paese, rappresentando una svolta terapeutica attesa da anni. Tuttavia, l'accessibilità alle cure non è ancora garantita in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, con particolare criticità nelle regioni dove prevalgono i centri dialisi privati accreditati. La comunità nefrologica italiana sollecita un intervento urgente delle istituzioni regionali per assicurare equità di accesso a questa innovativa opzione terapeutica.

Il prurito uremico: un sintomo invalidante che colpisce metà dei pazienti dializzati

Il prurito associato alla malattia renale cronica, noto anche come prurito uremico, rappresenta una condizione ancora largamente sottovalutata ma con un impatto devastante sulla qualità di vita dei pazienti. Secondo i dati raccolti dall'Associazione Nazionale Emodializzati (ANED), questa sintomatologia affligge fino al 53,3% dei pazienti in trattamento dialitico cronico, con il 20,4% che sperimenta forme particolarmente severe, descritte come presenti quasi costantemente, sia di giorno che di notte.

Le caratteristiche cliniche di questo disturbo sono particolarmente invalidanti. Il prurito si manifesta tipicamente in fase avanzata di insufficienza renale, colpendo principalmente la schiena e le gambe, ma può estendersi a tutto il corpo. L'intensità tende ad aumentare durante le ore notturne, compromettendo gravemente il riposo e conducendo a un circolo vizioso di affaticamento, irritabilità e depressione. Le conseguenze vanno ben oltre il semplice disagio fisico: i pazienti sviluppano escoriazioni, infezioni cutanee e cicatrici causate dal grattamento incessante, mentre sul piano psicologico emergono sintomi depressivi e un progressivo isolamento sociale.

VIDEO -> Prurito uremico, disponibile anche in Italia un trattamento specifico: ma l'accesso non è uniforme

Meccanismi patogenetici e impatto sulla mortalità

La patogenesi del prurito uremico è multifattoriale e complessa. L'accumulo di tossine uremiche nel sangue e negli strati cutanei, conseguenza della ridotta capacità depurativa renale, rappresenta solo uno dei fattori scatenanti. A questo si aggiungono alterazioni della pelle, che diventa secca, disidratata e povera di elasticità, e modificazioni delle terminazioni nervose periferiche, che diventano ipersensibili. Anche le migliori tecniche dialitiche non riescono a replicare perfettamente la complessità del rene naturale, lasciando persistere un ambiente cutaneo alterato e infiammato.

Gli studi epidemiologici hanno documentato un legame preoccupante tra prurito severo e aumento della mortalità. Ricerche condotte in Giappone hanno evidenziato che nei pazienti sottoposti a emodialisi, il prurito risultava associato a un incremento del rischio di mortalità anche dopo l'aggiustamento per altri fattori clinici. Si ipotizza che questo aumento sia correlato alla scarsa qualità del sonno e agli effetti complessivi che il prurito esercita sulla qualità della vita.

Difelikefalin: la prima terapia specifica rimborsata in Italia

Dopo anni di attesa, l'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha approvato nel giugno 2025 la rimborsabilità di difelikefalin (Kapruvia), il primo farmaco specificamente indicato per il trattamento del prurito da moderato a severo associato a malattia renale cronica in pazienti adulti sottoposti a emodialisi. La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale è avvenuta il 22 luglio 2025, rendendo operativo il rimborso da parte del Servizio Sanitario Nazionale.

Il difelikefalin è un agonista del recettore kappa-oppioide selettivo sintetico che agisce stimolando specifici recettori umani coinvolti nel controllo della percezione del prurito. A differenza degli oppioidi tradizionali, questo meccanismo d'azione non produce gli effetti collaterali tipici dei farmaci oppiacei, garantendo un profilo di sicurezza più favorevole. Il trattamento viene somministrato per via endovenosa al termine di ogni seduta di emodialisi, con un protocollo che si integra perfettamente nella routine terapeutica del paziente dializzato.

Efficacia clinica dimostrata

I trial clinici registrativi hanno documentato risultati significativi. Secondo quanto dichiarato dal professor Filippo Aucella, Direttore dell'Unità Operativa Complessa di Nefrologia e Dialisi della Fondazione Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, "nei trial clinici registrativi e nell'esperienza nell'uso compassionevole, difelikefalin ha dimostrato un miglioramento della condizione morbosa nei pazienti che soffrono di prurito moderato e grave, aumentando significativamente la loro qualità di vita".

Il presidente della Società Italiana di Nefrologia (SIN), Luca De Nicola, ha sottolineato che "il farmaco sarebbe in grado di ridurre un sintomo tanto fastidioso quanto invalidante nell'85% dei casi", definendo questo traguardo "già un successo" considerando la popolazione target di pazienti anziani che convivono quotidianamente con un disturbo terribile.

Le criticità nell'accesso: un problema di equità territoriale

Nonostante la rimborsabilità da parte del Servizio Sanitario Nazionale, l’accesso a difelikefalin non è uniforme su tutto il territorio italiano. Il farmaco può essere prescritto solo in ambito ospedaliero o in strutture accreditate, creando difficoltà soprattutto in quelle regioni dove la gran parte dei pazienti è seguita in centri dialisi privati accreditati. Questo comporta differenze sostanziali nelle possibilità di cura tra pazienti che vivono in zone diverse d’Italia.

Disparità regionali nell'organizzazione dialitica

La variabilità normativa regionale e le diverse modalità di gestione dei centri dialisi fanno sì che in alcune aree l’accesso al nuovo farmaco sia più semplice, mentre altrove si registrano ritardi e ostacoli amministrativi che penalizzano i pazienti. La comunità nefrologica chiede alle Regioni di intervenire tempestivamente per uniformare le procedure e garantire equità nella cura.

Il registro AIFA e il monitoraggio dei trattamenti

La prescrizione di difelikefalin richiede la compilazione di una scheda informatizzata sul portale AIFA, a cui devono accedere i medici e i farmacisti delle strutture autorizzate. Il monitoraggio è importante per garantire la sicurezza e la tracciabilità del trattamento, ma può essere vissuto come un ulteriore passaggio burocratico se non accompagnato da una chiara organizzazione territoriale.

Il Contesto Terapeutico Precedente: Trattamenti Inefficaci e Off-Label

Prima dell'arrivo di difelikefalin, il trattamento del prurito uremico si basava su un approccio graduale e spesso insoddisfacente. Le opzioni terapeutiche comprendevano principalmente:

  • Ottimizzazione della dialisi e controllo dei parametri metabolici (calcio, fosforo, PTH)
  • Idratazione cutanea con creme emollienti e lenitive
  • Antistaminici, che però non hanno dimostrato efficacia nel prurito uremico poiché il meccanismo patogenetico coinvolge prevalentemente vie nervose non istaminicheyoutube
  • Farmaci anticonvulsivanti come gabapentin e pregabalin, utilizzati off-label come terapia di seconda/terza linea
  • Fototerapia ultravioletta B (UVB) per i casi resistenti

Come sottolineato dagli esperti, "il trattamento attuale si basa in gran parte sull'ottimizzazione della dialisi e sull'idratazione della pelle, ma in caso di prurito da moderato a grave si utilizzano soprattutto farmaci in off-label con efficacia limitata e/o potenziali effetti collaterali". La disponibilità di difelikefalin rappresenta quindi "un importante passo avanti per questa comunità di pazienti", colmando una lacuna terapeutica di lunga data.

Il problema della sottovalutazione e della sottosegnalazione

Una delle principali criticità rimane la sottodiagnosi del prurito uremico: molti pazienti non segnalano il sintomo al medico, spesso convinti che sia “normale” o che non esistano soluzioni utili. Gli studi europei evidenziano anche la carenza di linee guida e di scale standardizzate per misurare l’intensità del prurito e per seguire in modo sistematico il sintomo.

Prospettive future: verso una sanità più equa

La recente approvazione di difelikefalin offre una possibilità reale di migliorare la qualità della vita di migliaia di pazienti dializzati, ma solo se tutte le Regioni garantiranno un accesso equo e omogeneo al farmaco. Serve una maggiore consapevolezza da parte degli operatori sanitari e un aggiornamento costante delle procedure di presa in carico del paziente.

La comunità nefrologica, insieme alle associazioni di pazienti, auspica che l’arrivo di questa terapia sia accompagnato da campagne di informazione, formazione e da una revisione delle politiche regionali. Solo così si potrà assicurare a tutti i pazienti una cura dignitosa e moderna anche in presenza di sintomi complessi come il prurito uremico.

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