Dresso, la prima fashion startup fiorentina che rispetta l’economia circolare. Intervista al CEO Enrico Pietrelli

Tempo di lettura: 6 minuti

GREEN ENRICO PIETRELLI SOCIAL - Dresso è la prima startup Made in Tuscany del fashion world totalmente eco-friendly. Nata come social network circa due anni fa, oggi è conosciuta per i suoi capi second hand certificati, nel pieno rispetto del sistema blockchain e della sostenibilità. Abbiamo piacevolmente conversato con Enrico Pietrelli, co-founder e CEO di Dresso, che insieme ad Albano Scavo hanno dato vita ad una delle eccellenze del territorio fiorentino.

Italian Lifestyle: di cosa si tratta?

Italian Lifestyle è un programma nato con l’intento di promuovere alcune eccellenze del territorio fiorentino, all’interno di un periodo dove il progresso tecnologico e le idee non mancano. Mentre in Italia si promuovono metaversi e settori strategici per il nostro mercato, nel 2021 prende piede il progetto grazie a diverse collaborazioni, come quella con l’Università di Firenze, Intesa Sanpaolo Innovation Center, Fondazione Cr Firenze, il patrocinio di Confindustria fiorentina e il coworking con Nana Bianca. Italian Lifestyle punta allo sviluppo dei settori fashion, food&wine e del turismo, sempre all’interno del territorio fiorentino, con l’importante supporto di alcuni mentor Market e mentor Product ed un grant base di € 20K. Il programma ha dato vita non solo a Dresso ma anche a Dotzero, Blaster Foundry, Calton, Rifò e Italia Rimborso.

Il coraggio dei grandi imprenditori: intervista ad Enrico Pietrelli

Abbiamo avuto il piacere di conoscere Enrico Pietrelli, co-founder e CEO di Dresso, il quale ha risposto a qualche nostra domanda su Dresso, il futuro del fashion world, la sostenibilità e molti altri argomenti:

Green e digital sono due sfide impegnative all’interno di un settore così grande: potrà mai, il fashion world, optare per un cambiamento?

L’industria della moda è una delle più grandi e influenti. È la sesta per creazione di posti di lavoro ma anche la quinta per creazione di schiavitù moderna e la seconda più inquinante al mondo: in questo senso la sostenibilità è un’esigenza e l’innovazione digitale una grande opportunità. I paradigmi di consumo e i modelli di business stanno cambiando, l’innovazione sostenibile del settore non è un trend stagionale ma un processo dettato da una nuova consapevolezza che sostiene alcuni temi principali: tracciabilità, trasparenza, circolarità, ri-uso e ottimizzazione. Le aspettative delle nuove generazioni verso la sostenibilità sono alte e la molteplicità dei canali digitali permette alle aziende di creare con loro un nuovo dialogo accessibile e di facile comprensione. La sfida del cambiamento in questi termini può davvero portare alla realizzazione del futuro. Le aspettative delle nuove generazioni verso la sostenibilità sono alte e la molteplicità dei canali digitali permette alle aziende di creare con loro un nuovo dialogo accessibile e di facile comprensione. La sfida del cambiamento in questi termini può davvero portare alla realizzazione del futuro.

“La sostenibilità è un’utopia” dichiarò Armani: cosa potrà mai accadere ai due settori del fashion e della sustainability tra alcuni anni?

Fino a qualche anno fa la sostenibilità era un plus per le aziende. In questo momento storico e per gli anni che seguiranno, grazie a una nuova generazione sensibile e consapevole, la sostenibilità è una conditio sine qua non. La vera innovazione consiste nel creare un dialogo che abbia un impatto sociale e ambientale oltre che economico. Le tecnologie riducono la complessità di molti passaggi, come la tracciabilità dei prodotti, la trasparenza della supply chain e degli acquisti. Un altro fattore chiave è il passaggio da un’economia lineare - per cui il ricavo delle aziende deriva esclusivamente dalla vendita di capi appena prodotti - a una circolare, che prevede riciclo, ri-uso e scambio. La frase “make sustainability sexy” fa sorridere ma è proprio la strada che il sistema moda sta percorrendo: se prima la sostenibilità era un argomento di nicchia, oggi e per i prossimi anni è una necessità che, sotto l’ala di un’industria come quella della moda, è diventata attraente.    

Grandi stilisti hanno scelto di passare ad un fashion green rispetto ad altri. Si riuscirà mai a compiere questo importante passo?

I grandi gruppi del fashion luxury hanno una struttura radicata negli anni e quindi più complessa da ri-organizzare rispetto alle aziende più giovani, ma c’è da parte di tutti una grande spinta e consapevolezza verso la sostenibilità. Gli obiettivi sono chiari e tangibili e l’approccio collaborativo dimostra come tutti abbiamo a pari merito enormi responsabilità. Quindi, se dovessi fare una previsione da qui a cinque anni direi che l’impulso al cambiamento non avverrà dall’alto ma dal basso, non dalle corporate ma dai consumatori. Non sarà una tendenza ma una necessità.

Come vede l’evoluzione di digitalizzazione e tecnologia?

Gli sviluppi tecnologici e la digitalizzazione si riflettono trasversalmente su aspetti sociali, culturali e anche creativi, semplificando e migliorando. Fare innovazione digitale non vuol dire soltanto utilizzare nuove tecnologie, ma anche sfruttarle al meglio per ottimizzare modelli di business e renderle accessibili. La sfida è trovare soluzioni che siano al tempo stesso ECOlogicamente ed ECOnomicamente sostenibili. Chi troverà le formule migliori avrà enormi possibilità nel mercato.

Il mondo del fashion può, secondo lei, incorporare sistemi totalmente nuovi, come quello blockchain, quello dell’IA e quello della cybersecurity?

La possibilità di creare nuovi spazi digitali in cui persone e brand possono interagire permette di diminuire le distanze e di creare dialoghi inclusivi. La digitalizzazione è un’opportunità che consente alle aziende di veicolare valori nuovi e vicini alle persone. La blockchain permette di tracciare ogni transazione, i tag NFC creano un’identità digitale ai prodotti che ne garantisce autenticità e trasparenza. La tracciabilità permette di rendere profittevole l’economia circolare per l’industria del fashion e la trasparenza di portare le esigenze delle persone al centro del business.

Il rapporto con i consumatori non finisce con la vendita, la tecnologia permette di estendere le interazioni tra clienti e aziende anche durante il periodo di utilizzo del prodotto stesso, aumentando i touchpoint tra domanda e offerta e attivando strategie di retention, upselling e cross selling.

Come ha fatto una startup come Dresso a prendere l’impegnativa ma coraggiosa via della sostenibilità?

Da qualche anno sentivamo l’esigenza di cambiare lo status quo. La moda per come la conosciamo non è più sostenibile, solo per darvi un’idea dell’inquinamento legato a questo settore, negli ultimi 8 anni la produzione di capi d’abbigliamento è aumentata del 100%. Il dato è impressionante se lo vediamo in progressione numerica. Se il sistema non cambia i propri parametri nel 2050 il nostro pianeta dovrà sostenere una produzione di fibre tessili 320 volte superiore a quella del 2013. Senza fare allarmismi, l’impatto della moda nel nostro ecosistema è già al collasso. 

Le soluzioni possibili che avevamo individuato erano due: produrre con materiale riciclato o produrre meno e allungare il ciclo di vita dei capi. La seconda secondo noi è l’unica possibile ma avevamo un grande problema da risolvere, e cioè il fatto che l’economia circolare non è profittevole per il mondo della moda. Le uniche revenue avvengono al momento della vendita di prodotti nuovi e se il ciclo di vita del prodotto si allunga diminuisce il volume di affari legato alle vendite. La nostra soluzione avrebbe dovuto essere anche economicamente sostenibile per la filiera garantendo revenue ai brand per tutto il ciclo di vita del prodotto.  

Enrico Pietrelli, cosa è dunque Dresso?

Nel corso degli anni ho approfondito la conoscenza della tracciabilità dei prodotti, della blockchain e delle tecnologie legate agli NFC e Dresso è la risposta al problema di come rendere l’economia circolare profittevole per il fashion system.

Dresso è il social in cui le persone possono condividere i propri outfit, taggare i prodotti che indossano e creare il proprio guardaroba. Tutti possono ispirare e farsi ispirare dalla community per riutilizzare i capi del proprio guardaroba in modo nuovo, vedere cosa indossano gli altri, vendere ciò che non usano per dargli nuova vita e anche fare offerte per comprare al prezzo che sono disposti a pagare. 

Il modello di tracciabilità che abbiamo brevettato ci permette di associare i prodotti a certificati digitali univoci, cioè tag NFC, in modo da tracciarne i passaggi di proprietà per tutto il ciclo di vita e scriverli in blockchain. In questo modo riusciamo a garantire agli acquirenti l’originalità dei prodotti anche pre-owned e ai brand una commissione in ogni momento in cui il prodotto viene ri-venduto durante il suo ciclo di vita. Il nostro obiettivo è quello di sensibilizzare le persone riguardo l'impatto che i loro guardaroba e scelte di consumo hanno sul nostro pianeta, promuovendo il riutilizzo dei capi e gli acquisti second hand. Vorremmo, inoltre, che anche le aziende siano incentivate ad allungare il ciclo di vita del prodotto diminuendo così il cost per wear dei capi.

Dalla nascita di Dresso, avete ricevuto dei feedback dal pubblico?

Ci siamo rivolti a un pubblico di possibili utenti ancor prima dell’inizio della fase di sviluppo, facendogli testare un prototipo interattivo e raccogliendo feedback. In questo modo abbiamo potuto capire cosa le persone si aspettavano, cosa avrebbero voluto trovare e cosa invece non era in linea con le loro aspettative. Una volta iniziata la fase di sviluppo, abbiamo tenuto in conto i feedback ricevuti che ci hanno permesso di superare in anticipo possibili ostacoli. 

Come vede il futuro di Dresso?

Una volta condivisa la nostra visione della moda con la community italiana, abbiamo intenzione di espanderci all’estero. I primi mercati che vorremmo esplorare sono quello francese e quello tedesco. Entro il 2024 abbiamo intenzione di aprire i mercati dell’Europa del nord e entro il 2025 i mercati anglofoni. 

Abbiamo intenzione di allargare il nostro database di prodotti attivando collaborazioni con tutti i più importanti fashion brand del panorama europeo. Entro la fine del 2026 avremo ottenuto circa un milione di download dell’app con una community attiva di oltre 200.000 utenti. 

Per avere maggiori informazioni basta cliccare sul link seguente, Dresso, il social network per acquisti second hand garantiti.

Marco Ginanneschi presenta la piattaforma per il coworking virtuale

Tempo di lettura: 5 minuti[vc_row][vc_column][vc_column_text]COWORKING VIRTUALE - La pandemia da Covid-19 ci ha portati a rivedere il nostro modo di lavorare e interagire. Tecnologia e digitale sono stati d’aiuto in questo senso. Alcune delle azioni intraprese durante l’emergenza sanitaria hanno mostrato vantaggi che anche una volta tornati alla normalità vorremmo trovare nelle nostre vite. Per questo nasce l’idea di Sercam Advisory realizzata con Advepa Communication. Abbiamo fatto alcune domande a Marco Ginanneschi, presidente di Sercam, per conoscere meglio l’iniziativa.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

Come è nata l'idea di coworking virtuale?

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Tutto nasce all’inizio dell’era Covid, nel marzo 2020, quando forzatamente abbiamo dovuto sperimentare nuovi sistemi per continuare a lavorare senza gli spazi e le abitudini dello studio tradizionale, senza l’incontro fisico, senza l’immediatezza dei contatti con collaboratori, clienti, colleghi, professionisti.

Tutto sembrava più difficile ed eravamo costretti all’utilizzo degli strumenti gratuiti disponibili sul mercato per organizzare una call o per il trasferimento e la consultazione di documenti che occupano molti MB di memoria.

Sembravamo imprigionati da sistemi di lavoro che necessariamente dovevano passare per percorsi obbligati, che sono comunque utilizzati dalla stragrande maggioranza degli utenti, non vedevamo soluzioni a breve termine che tecnologicamente ci potevano proiettare ad una rapida soluzione di esigenze specifiche. Serviva un servizio “tailor made” che nessuno poteva offrirci.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

Qual è il punto di forza di lavorare in coworking digitale e quali sono le sue esperienze passate?

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]La passata esperienza, come dicevo, ci ha costretto a potenziare tutti i sistemi disponibili, all’uso esclusivo dei servizi cloud, all’abitudine di creare appuntamenti esclusivamente in videoconferenza, alle cartelle di condivisione con collaboratori e clienti, ma tutto questo non bastava.

Era solo l’inizio, sapevamo che in qualche modo occorresse voltare pagina e cambiare in maniera radicale le nostre abitudini, ma non sapevamo come fare. Abbiamo deciso di intraprendere la strada del coworking virtuale perché i risultati sono stati inaspettati, ci sono stati sensibili miglioramenti sulla produttività, un maggior scambio di informazioni, nessun ritardo ai meeting virtuali, possibilità di rivedere tutto quel che serve in tempo reale, nessun spreco di tempo negli spostamenti (nelle grandi città questo vuol dire recuperare mediamente quasi due ore giornaliere di “tempo vita”), maggiore serenità nelle relazioni (per il miglioramento della qualità della propria giornata), possibilità di pianificare, senza spreco di tempo, esigenze personali diventate improvvisamente molto più compatibili con gli orari di lavoro, che possono essere gestiti con più autonomia nel rispetto delle scadenze e degli obiettivi prefissati.

"Il concetto moderno del lavoro non è più legato ad un badge, ma ad un risultato nel tempo, questa è la prima vera rivoluzione."

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Quale è la sua idea di coworking virtuale?

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Credo che un vero e funzionante coworking virtuale sia misurabile dal grado di soddisfazione dei dipendenti, dei partner professionali e dei clienti nella fruizione di nuovi servizi in minor tempo rispetto alle precedenti capacità che si potevano mettere in campo con i sistemi tradizionali.

Se riesco per esempio ad ottimizzare le tempistiche di redazione di un documento, perché  più professionisti possono lavorare da remoto scambiandosi informazioni in tempo reale, o se riusciamo ad organizzare momenti di aggiornamento con tutorial sempre disponibili senza dover necessariamente abbandonare per qualche ora i servizi di studio, se creiamo ambienti virtuali, per esempio la sala riunioni, ed aver disponibili su prenotazione tutti i professionisti da coinvolgere per un determinato approfondimento, vuol dire risparmio di tempo per tutti coloro che stanno lavorando, quindi miglioramento delle performance, creazione di nuove opportunità di lavoro, incremento dei collaboratori, risparmi su larga scala dei costi di servizi e affitto per uno spazio fisico che non serve più.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

La piattaforma di coworking virtuale quando sarà disponibile?

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]La piattaforma di coworking virtuale è stata presentata per la prima volta in un evento esclusivo trasmesso su Swiss Virtual Expo il 30 settembre 2021. Ma sarà disponibile al massimo entro fine anno, stiamo lavorando insieme ai nostri consulenti tecnologici per le ultime “messe a punto” per iniziare il 2022 con un vero coworking digitale abbandonando per sempre modalità legate ad un passato che non possiamo più permetterci di guardare con nostalgia, ma con la consapevolezza di quanta strada abbiamo fatto in così poco tempo.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

Può farci un esempio di come sarà la piattaforma e quali servizi saranno messi a disposizione attraverso la virtualizzazione dell'ambiente di lavoro?

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Il concetto di virtuale in quest’idea progettuale va ben al di là dell'attuale definizione di “studi virtuali”. Oggi gli studi virtuali non sono altro che degli ambienti fisici, condivisi tra più clienti che hanno in comune la gestione degli appuntamenti e degli spazi comuni (sale riunioni) attraverso procedure di segreteria e prenotazioni definite “virtuali” perché svolte attraverso software di video-chat o di prenotazione e lettura informazioni on-line. Quanto è qui proposto è una vera e propria rappresentazione virtuale (in 3D) degli ambienti e degli associati dello studio e dei clienti, attraverso avatar virtuali.

I fruitori dello studio virtuale vengono rappresentati da avatar (con sembianze umane) che interagendo tra di loro (attraverso chat e video-chat) svolgono le normali attività d'ufficio e di confronto/incontro con i clienti di uno studio.

All’associato o alla segreteria dello studio viene assegnato non solo un avatar che lo rappresenti nello studio ma anche un software di back-end, direttamente collegato con l’ambientazione virtuale 3D, attraverso cui possano essere svolte le normali operazioni di ufficio.

Lo studio virtuale si compone della tecnologia Multiplayer che permette la compresenza degli avatar (dello studio e del cliente) nello stesso ambiente virtuale e le interazioni tra gli stessi, ovvero tutti gli utenti che accedono alla piattaforma vengono proiettati all'interno dello stesso ambiente e pertanto gli avatar dell'ambiente sono tutti i visitatori che hanno avuto accesso alla piattaforma.

Il multiplayer consente la chat (pubblica o privata) tra utenti collegati.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_single_image image="24725"][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

Quali sono gli obiettivi che con la piattaforma vuole raggiungere?

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Il gruppo di lavoro della Sercam Advisory è abituato a lavorare in un clima di interazione e scambio di idee e questo contribuisce sicuramente al raggiungimento degli obiettivi e alla crescita del team. La vera sfida sarà quella di essere presenti, migliorando da remoto l'efficacia lavorativa.

I principali risultati attesi sono:

Se il lavoro agile è in primo luogo una questione di cultura organizzativa, la tecnologia gioca un ruolo non meno importante. Smart Working e Tecnologia 4.0 si abilitano vicendevolmente: da una parte, infatti, lo Smart Working ha bisogno delle tecnologie per rendere concrete le sue pratiche e i suoi modelli, dall'altra rappresenta esso stesso una grande leva per la realizzazione dell’Impresa Digitale.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]

Perché la scelta di affidarsi ad Advepa Communication per la realizzazione della piattaforma?

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Ritengo che la solidità, l'esperienza e la professionalità di un partner tecnologico come Advepa Communication sia la migliore soluzione conosciuta sul mercato, in grado di fornire una tecnologia avanzatissima sugli ambienti dinamici in 3D, nell'organizzazione degli spazi virtuali (anche riprodotti dall'ambiente originario con tutte le modifiche tecnologiche migliorative), nell'immersione in un mondo mai visto prima, popolato di avatar e flussi digitali, senza mai rinunciare alla concretezza e soprattutto alla protezione dei dati personali e alla riservatezza delle informazioni. Per il mondo del lavoro tutto diventerà più immediato, più semplice e anche, inaspettatamente, più sicuro.

"Il progetto di una piattaforma per coworking di uffici virtuali - afferma Rossano Tiezzi, direttore commerciale di Advepa Communication - sposa perfettamente la nostra propensione di innovare e andare su territori sconosciuti"

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Fabio Mori e il progetto della Casa dell’Energia

Tempo di lettura: 3 minuti[vc_row][vc_column][vc_column_text]FABIO MORI CASA ENERGIA -  La questione delle fonti di energia elettrica è un punto caldo per persone e governi da anni. Le fonti tradizionali a cui siamo abituati dovremmo lasciarle molto presto perchè il loro tasso di inquinamento non è più sostenibile per il nostro pianeta. Per fortuna però la ricerca delle fonti di energia rinnovabili ed ecosostenibili è molti avanti e sono già numerose le realtà che se ne avvalgono e sono diventate autosufficienti dal punto di vista energetico. Su questo tema è molto sensibile anche Fabio Mori, giurista aretino trentacinquenne, che ha dato vita alla Casa dell’Energia ad Arezzo, in Toscana.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div" tutorials=""]

Esempi di autosufficienza energetica in Italia

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Sole, vento, terra, non sono solo i quattro elementi principali capaci di donarci la vita, ma anche le fonti di energia più sostenibile esistenti. Con il tempo abbiamo saputo imarare a sfruttarne la forza e convertirla in energia elettrica sufficiente da rifornire non solo una singola abitazione, ma una nazione intera. Per esempio la Svezia  dal 2015 che sta perseguendo l’obiettivo di diventare al 100% libera dallo sfruttamento dei combustibili fissili e  in grado di rendere la produzione, il trasporto e l’utilizzo di energia elettrica completamente sostenibile. I paesi che stanno cercando di perseguire lo stesso intenso sono molti anche se al momento un po’ più lontani rispetto alla capolista dal raggiungerlo. 

In Italia la produzione di energia rinnovabile è pari al 43,1% con un consumo di energia pulita stimato intorno ai 14.8 Mtpe. I numeri sono ancora bassi ma certamente incoraggianti. A far ben sperare sono il numero di piccole realtà che sempre più si rendono autosufficienti dal punto di vista energetico, facendo leva sull’utilizzo di fonti rinnovabili. Secondo legambiente si parla di circa 41 comuni.  Senza dimenticare le realtà ancora più piccole all’interno di città e paesi non ancora così avanti. Questo è il caso della Casa dell’Energia, un progetto che ha preso vita dall’iniziativa di Fabio Mori.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div" tutorials=""]

Fabio Mori e la sua Casa dell’Energia

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]

“La Casa dell’energia - Urban Center ad Arezzo, è una struttura recentemente recuperata nel cuore della città medievale toscana e diventata un polo multifunzionale in grado di ospitare e organizzare eventi, convegni, mostre di arte e offrire spazi di aggregazione e condivisione sociale. Costruito sulle fondamenta di un antico bastione a guardia delle mura trecentesche che ancora formano l’ossatura della struttura, divenuta poi a fine 800 sede di una storica fonderia cittadina, la fonderia Bastanzetti. L’edificio è stato riqualificato con l’intento di diventare un esempio di architettura ecosostenibile e volto all’autonomia energetica, tramite l’uso dell'energia solare.”

Questo è quanto ci spiega lo stesso Fabio Mori, a capo del progetto dal 2016. L’idea su cui si basa il progetto è proprio quella di utilizzare in maniera costruttiva le possibilità infinite del progresso e della tecnologia per custodire e proteggere l’ambiente circostante.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div" tutorials=""]

Rinascita Ecologica, il libro di Fabio Mori che racconta l’esperienza di Casa dell’Energia

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Il 15 di luglio 2021 è stato presentato il libro di Fabio Mori  “Rinascita Ecologica”, proprio presso la sala convegni della Casa dell’Energia.  Nelle pagine del libro viene illustrata la storia della struttura e della sua rinascita eco sostenibile spiegata nei dettagli tecnici, e viene mostrato come un vecchio polo industriale si sia trasformato in un museo dell’efficienza energetica a livello urbano.

L’esempio di Fabio e di tutte le altre realtà che seguono gli stessi principi vanno fatti conoscere il più possibile in modo che più possano essere le comunità che faranno uso di energia rinnovabili. La transizione ecologica è una necessità che deve riguardare tutti, nessuno escluso. Il libro “Rinascita Ecologica” è un buono spunto per capire come fare a partire.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

“Rinascita Ecologica”, il nuovo libro di Fabio Mori

Tempo di lettura: 2 minuti[vc_row][vc_column][vc_column_text]FABIO MORI RINASCITA ECOLOGICA - La corsa alla tutela dell’ambiente non finisce mai: le iniziative da prendere sono tante quante se ne possono immaginare. Probabilmente la pensa così Fabio Mori, direttore di Nuova Energia ad Arezzo, che dopo diversi progetti ha presentato anche il suo libro “Rinascita Ecologica”. In questo scritto sono riepilogate esperienze e riflessioni sullo sviluppo del territorio secondo i temi di ambiente, efficienza energetica e urbanistica. Viene presentato ieri al Festival EcoLogica proprio alla Casa dell’Energia gestita dalla sua attività.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div" tutorials=""]

“Rinascita Ecologica”, come ha avuto inizio

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Il libro “Rinascita Ecologica” di Fabio Mori è avviato da lui stesso durante il primo lockdown nella primavera del 2020. Questo tempo a disposizione, in cui le attività della Casa dell’Energia hanno dovuto interrompersi, è servito per raccogliere tutte le sue idee innovative ed ecologiche.

La stessa Casa dell’Energia è un argomento trattato nel libro. Infatti, questo edificio è il risultato della riqualificazione della storica fonderia Bastanzetti, una parte della storia aretina dell’ultimo secolo. Al suo interno sono organizzati convegni ed eventi mirati a valorizzare i giovani e le soluzioni per le energie rinnovabili.

Troverete anche una galleria fotografica tra le pagine del libro, così da avere delle immagini vivide della storia di questo luogo. Si tratta di un magnifico progetto di riqualificazione urbanistica in chiave ecologica e il libro “Rigenerazione Ecologica” lo racconta passo per passo.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div" tutorials=""]

Ecologia a 360 gradi: cosa racconta il libro di Fabio Mori

[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]L’ecologia è raccontata in modi diversi da Fabio Mori nel suo libro: proprio per questo, troviamo vari contributi. Il primo è quello del suo stesso blog, “Green Revolution”, da cui ha estratto degli articoli che accolgono il tema ambientale a braccia aperte.

All’interno di “Rinascita Ecologica”, gli articoli di Green Revolution presentano degli argomenti perfettamente affini allo scopo del libro. Oltre a questo, fanno da collegamento a una riflessione di Fabio Mori. Egli ambisce a rendere Arezzo, la sua città, una smart city sostenibile ed efficiente.

Questo libro descrive un capitolo della storia green di Arezzo. Una storia che è appena cominciata, dato che la Casa dell’energia compie 5 anni. Anche se, solo in questo poco tempo, ha già portato un’idea nuova e fresca su come progettare il futuro aretino. Una città sostenibile è un progetto realizzabile, grazie a passi come questi.

 

Per saperne di più clicca qui.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]