Fare impresa ai tempi del Coronavirus
CORONAVIRUS - La pandemia del Coronavirus ha cambiato il modo di pensare e di agire del mondo intero. È bastato un attimo e le vite di ogni essere umano sono state stravolte, dovendosi adattare a nuove direttive, a diversi stili di vita. In tutto questo, anche le aziende hanno subìto notevoli cambiamenti. Il lock-down imposto dal Governo in Italia, almeno, ha portato molte imprese ad adottare dei cambiamenti e ad indirizzarsi verso nuovi orizzonti. Soprattutto tecnologici e virtuali.
Fare impresa ai tempi del Coronavirus
Ad aver intuito il momento di emergenza, ancor prima delle istituzioni, è stata Francesca Masiero, presidente e amministratore delegato della Pba. Se vi state chiedendo di chi si tratta, vi basterà sapere che la sua azienda ha fornito all'Empire State Building di New York il maniglione dell'ingresso. Un'impresa del Nord Italia, a Tezze sul Brenta, che lo scorso anno ha fatturato 18 milioni di euro commercializzando serramenti, maniglie, maniglioni con serratura, corrimano per grandi edifici, accessori per attrezzare i bagni di ospedali e di residenze assistenziali ed ausili per eliminare le barriere architettoniche. A metà febbraio, quindi prima del primo positivo al Coronavirus in Italia, Francesca Masiero ha deciso di acquistare per i suoi dipendenti delle mascherine FFP3, spaventata da quanto stava accandendo in Cina.
L'intuizione di un'imprenditrice che ha "anticipato" il Coronavirus
"Li ho terrorizzati. Gli ho detto scordatevi che qualsiasi cosa sia successo in Cina non possa capitare anche qui", le sue parole durante l'intervista a "Otto e mezzo", trasmissione di Lilli Gruber . "Navigavamo a vista, pensavo che fosse meglio esagerare con le precauzioni contro questo nemico sconosciuto. E devo dire che sono stati felicissimi. Non abbiamo avuto fino adesso casi di Covid 19. Tamponi? Non me li hanno dati. Figuriamoci, non li fanno neppure al personale medico. L'emergenza poteva essere intercettata. Occorre fare un passo indietro sulla realtà per capire ciò che sta succedendo, e soprattutto un imprenditore deve lavorare ex ante, non ex post. Dopo la chiusura di Wuhan in Cina, alcuni nostri importanti clienti americani, aziende che fatturano 30, 40 miliardi di dollari, mi hanno chiamato per dirmi se saremmo stati in grado di subentrare ai cinesi per diventare loro fornitori. Chiedevano di pagare 10 quello che fino ad allora avevano pagato uno, perché noi costiamo moltissimo. Mi sono subito insospettita, ho pensato: c'è qualcosa che non funziona. Ho chiamato qualche amico ma non avevano il sentore del pericolo".
Lo "choc morale" della pandemia
"L'inaudito è anche ineffabile: come fai a spiegare quello che non hai ancora capito? Due mesi fa parlavamo delle liti tra Renzi e Salvini, della prescrizione, argomenti per cui era possibile che cadesse il governo. Ora siamo al diluvio universale. Per la verità c'erano anche prima i presupposti: una società che accetta la strage in mare di tanti poveri cristi, forse non ha più titolo per andare avanti. Ci voleva uno choc morale", conclude la Masiero.
L'inizio di una nuova era, più tecnologica e virtuale
Uno choc morale, sì, ma anche tecnologico. Questa pandemia porterà l'economia mondiale verso una nuova fase e trascinerà con sè le aziende che, per non essere risucchiate dal vortice, dovranno adattarsi alle nuove esigenze dei consumatori. Nuove tecnologie, dunque, che si affideranno di certo alla realtà virtuale, al 3D, alla creazione di location e stand nei quali poter vivere quello che prima si poteva fare di persona, dal vivo. Imprenditori ed imprenditrici sono avvisati: l'adattamento è sinonimo di sopravvivenza ai tempi del Coronavirus.